Sei anni fa - nel mese di maggio - mi trovavo a svolgere, in qualità di Ufficiale di Polizia Giudiziaria, il servizio di reperibilità per un intero week-end (sabato e domenica). Grazie all’aiuto della moderna tecnologia (telefoni cellulari) svolgere tale servizio al giorno d’oggi è molto più facile e meno gravoso di un tempo. All’epoca infatti bisognava stare a casa tutte le quarantotto ore del servizio, oppure rapidamente spostarsi e dare il numero telefonico dell’utenza fissa nella quale ci si andava a collocare. Altri tempi!!
Verso le ore 23,00 del sabato sera, mentre mi trovavo in compagnia di mia moglie e di altre coppie di amici, ricevevo sul mio telefono cellulare una chiamata dalla Sala Operativa della Sezione Polizia Stradale di Gorizia, il cui operatore mi avvisava che si era verificato un grave incidente stradale in Gorizia, in prossimità del ponte sul fiume Isonzo. Sentito ciò salutavo gli amici e la moglie, e speditamente mi recavo in Ufficio per prendere il materiale necessario (apparecchiatura fotografica, stampati di Polizia Giudiziaria, ecc. ecc.) per poi portarmi sul posto del sinistro unitamente alle pattuglie operanti.
Giunto sul luogo del fatto avevo modo di constatare che la scena era drammatica, quasi un teatro di guerra. Vi erano due vetture che si erano scontrate frontalmente, una Ford ed una Renault, ed il conducente di quest’ultima (ragazzo di trent’anni) giaceva privo di vita all’interno del suo veicolo. Vi erano altri due giovanissimi ragazzi (diciassettenni) che giacevo sull’asfalto in condizioni disperatissime, e che al momento del fatto erano seduti sul sedile posteriore della Renault. Il trasportato anteriore destro dello stesso veicolo lamentava delle lesioni fisiche fortunatamente e miracolosamente non gravi.
Il conducente della Ford (venticinquenne) – che poi è risultato essere il veicolo che aveva provocato il fatto – appariva in evidente stato di ebbrezza alcolica. Sottoposto all’esame tramite etilometro in Nostra dotazione, evidenziava un tasso di etanolo di molte volte superiore al limite di Legge.
Gli occupanti della Renault facevano parte di una squadra locale di calcio, e quella sera stavano festeggiando, come altre squadre, la fine della stagione agonistica con una cena in un vicino locale. Il tam tam del fatto si diffuse in maniera molto veloce e sulla zona cominciarono ad affluire centinaia di persone, per vedere se nel fatto fosse coinvolto qualche loro compagno. Anche da un punto di vista di ordine pubblico la situazione cominciava ad essere critica.
Sul luogo del sinistro abbiamo svolto tutti gli accertamenti, tranne l’identificazione dei due ragazzi rimasti gravemente feriti, in quanto si è data la giusta precedenza ai sanitari che stavano agendo sugli stessi per rianimarli. Appresi dal Dottore che stava agendo che uno dei ragazzi era in condizioni disperatissime, per cui veniva trasportato in ambulanza al vicino Ospedale Civile di Gorizia, mentre l’altro ragazzo, sempre in condizioni gravissime ma per il quale c’erano più speranze, veniva trasportato in ambulanza al più attrezzato Ospedale Civile di Udine. Rimasi d’accordo con il sanitario che più tardi (era ormai l’una di notte) ci saremmo sentiti per avere le generalità dei feriti.
Rientrato in Ufficio, e dopo aver preso accordi con il Magistrato di turno, iniziai la stesura del rapporto per l’Autorità Giudiziaria competente. Verso le quattro di notte decidemmo di chiamare gli Ospedali di Gorizia e di Udine per avere le generalità e le diagnosi dei due feriti di cui detto. Io mi incaricai di chiamare il reparto di rianimazione dell’Ospedale di Udine, mentre il mio collega prese l’incarico di chiamare quello di Gorizia. Nel mentre l’infermiera mi faceva lo spelling del cognome del ferito di Udine, mi rendevo conto che stavo scrivendo il mio cognome. Meccanicamente, mentre la voce dall’altro lato del filo continuava a darmi dati, io continuavo a scrivere gli stessi su un foglio di carta, anche se li conoscevo a memoria. Erano i dati del figlio di mio fratello, quelli di mio nipote!!
Mi venne riferito che il ragazzo veniva accolto in stato di coma in condizioni gravissime. Chiusa come un automa la telefonata apprendevo dal collega che l’altro ragazzo, il quale risultava essere in condizioni disperatissime, era un amico fraterno di mio nipote, e figlio di un caro conoscente di famiglia. I due giocavano assieme a calcio in una locale squadra giovanile.
Sentito ciò io – che ero già passato da una situazione di sgomento terribile appena giunto sul luogo del fatto, e che avevo fatto fatica ad immergermi nel freddo ruolo del rilevatore tecnico-giudiziario – chiudevo l’ennesima fase della faticosa nottata, diventando stretto parente di una parte coinvolta nel sinistro, che oltretutto versava in gravissime condizioni fisiche.
Chiesi ed ottenni il permesso di terminare lì i miei accertamenti del fatto, lasciando l’incarico di proseguire ad altro collega, e cominciai ad affrontare un’altra fase delicata. Dovevo comunicare l’avvenuto sinistro a mio fratello, a mia cognata, ed agli altri parenti. Per l’altro ragazzo diedi l’incarico al mio collaboratore d’Ufficio.
Telefonai a mio fratello comunicandogli l’accaduto, ed assieme a mia moglie andammo con lui e sua moglie all’Ospedale Civile di Udine, per verificare le condizioni del nipote. Detti la notizia anche a mia sorella, il cui figlio (compagno di squadra dei ragazzi coinvolti) era sino a poco prima con loro, per cui era sfuggito fortunatamente all’accaduto.
Per tutto il tragitto da Gorizia ad Udine mio fratello mi chiese se suo figlio era morto, non fidandosi del fatto che io gli dicessi – per motivi psicologici – subito tutta la verità. Giunti all’Ospedale di Udine apprendemmo che il ragazzo versava in stato di coma in condizioni critiche e che, un migliore quadro clinico, si sarebbe avuto nelle successive 24-48 ore. Mentre ci trovavamo lì avemmo il modo di notare che parte dei compagni di squadra erano andati all’Ospedale di Gorizia per accertarsi delle condizioni fisiche dell’altro ferito, mentre altri erano venuti ad Udine per fare la stessa cosa. Le due località distano circa 40 Km l’una dall’altra.
Nel corso della nottata si apprese che il povero compagno di mio nipote non c’è l’aveva fatta. Era deceduto!!
Nella mattinata tornai a Gorizia, e mi recai personalmente a casa dei genitori (che conosco benissimo) del povero ragazzo (avrebbe compiuto 18 anni il 20 agosto 2000) che era mancato. La scena fu terribile, il dignitoso strazio in cui versavano i genitori (quarantacinquenni) del povero A. sarà una cosa che porterò per sempre dentro il mio cuore, in quanto ha preso alloggio in esso.
Mio nipote c’è l’ha fatta!! Dopo svariati interventi, mesi di Ospedale, e cure riabilitative, ha ripreso a svolgere una vita apparentemente normale. Credo che però anche nel suo cuore, da quella fatidica notte di maggio, dimori per sempre un sentimento mai provato e di inconfessabile contenuto. I morti non so dove vanno, ma so cosa lasciano!![1]
Da indagini esperite nei mesi successivi appresi che la madre del conducente responsabile del sinistro (che risiedeva a Roma) aveva mandato per un breve periodo il figlio dalla nonna (abitante in provincia di Gorizia) in quanto stava frequentando brutte compagnie, ed aveva paura per il suo futuro.
Il processo si è tenuto lo scorso anno. L’imputato doveva rispondere di plurimo omicidio colposo e di guida in stato di ebbrezza alcolica. La sentenza è stata un paio di anni di reclusione e qualche mese di sospensione della patente di guida. Ovviamente, con tutti i benefici di Legge previsti, la pena è applicata fittizziamente poiché non viene scontata all’interno di una casa circondariale.
L’esempio sopra narrato è stato per me un duro e complesso percorso all’interno della materia che tratta dell’infortunistica stradale e dei reati ad essa connessi. Sia per gli aspetti diretti previsti su tale argomento, sia per gli aspetti correlati come il coinvolgimento emotivo personale. Inoltre, il caso descritto, ha toccato anche l’argomento del disagio sociale (nel quale evidentemente versava il conducente responsabile del fatto) e delle sue possibili gravi conseguenze indirette sull’infortunistica stradale.
Il bagaglio così acquisito costituirà per me un prezioso ed insostituibile compagno di viaggio ogni qualvolta mi approccerò ad esaminare questo argomento, ed ahimè ogni qualvolta mi troverò ad operare in simili tragedie.
[1] Citazione tratta dal Film “Non ti muovere” Regia: Sergio Castelletto, Sceneggiatura: Sergio Castelletto, Margaret Mazzantini, Interpreti: Penelope Cruz, Sergio Castellitto, Claudia Gerini, Angela Finocchiaro, Marco Giallini, Pietro De Silva, Elena Perino. Musiche originali: Lucio Godoy.
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