Forse ancor più importante dell’intervento diretto (o legislativo) è quello indiretto. Infatti è sempre meglio curare un male alla radice che curarne le sue conseguenze. Un primo ed ottimo intervento potrebbe essere quello di inserire in maniera obbligatoria tra le materie di insegnamento della nostra scuola (almeno per i primi dieci anni di ciclo scolastico) la materia Educazione Stradale. Ciò farebbe crescere i nostri giovani con una cultura della strada, una cultura del rispetto delle regole in essa previste, ed una conoscenza delle conseguenze che la loro mancata osservazione determinerebbe.
Oltre alla scuola ovviamente sui giovani può agire la famiglia. Ecco quindi che si dovrebbero motivare i genitori a fornire – sull’argomento trattato - un’educazione specifica ai figli. Si potrebbe incentivare la famiglia, magari con detrazioni fiscali, a far seguire ai propri figli corsi specifici in preparazione dell’utilizzo della strada con qualsiasi veicolo (a partire dal velocipede).
Altro intervento, di più ampia e difficile portata, è quello sulle periferie degradate delle nostre città. Spesso in detti luoghi giovani ragazzi si pongono alla guida di vetture senza nemmeno averne il titolo abilitativo o addirittura l’età per averlo. E’ chiaro che diffondere in detti luoghi la cultura della legalità della circolazione stradale diventa impresa ardua, e forse problema non primario da affrontare. Certo magari risolvendo quello che potrebbe essere un problema secondario si può trovare la giusta ricetta per risolverne altri più grandi.
Da ultimo anche il favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici a scapito di quelli privati consentirebbe di decongestionare le nostre arterie stradali, mettendo così in moto la logica equazione meno traffico meno incidenti stradali. Certo per favorire ed incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici bisognerebbe che gli stessi fossero garanzia di presenza e di puntualità, cose queste che non sembrano ancora essere patrimonio genetico del nostro trasporto pubblico.
La costante applicazione dei citati interventi indiretti consentirebbe, nel corso degli anni, di diffondere anche in Italia la c.d. cultura dell’educazione stradale. I ragazzi, se ben formati sin da giovani, diventeranno degli adulti rispettosi delle norme non perché dietro l’angolo c’è in agguato la pattuglia della Polizia Stradale o dei Carabinieri, ma perché ciò sarà sentito dal di dentro, luogo entro il quale nessun organo di polizia stradale può accedere.
Nessun commento:
Posta un commento