Il fenomeno dell’infortunistica stradale è ormai diventato una vera e propria emergenza sociale in un sistema dove gli attori chiamati ad intervenire sono innumerevoli: governo, forze dell’ordine, amministratori locali, amministrazioni centrali, produttori di veicoli, associazioni di categoria (autoscuole, rappresentative sindacali), ecc.
Per cercare di trovare efficaci soluzioni al problema l’Italia ha costituito la Consulta Nazionale per la Sicurezza Stradale[1], cui fanno capo tutte le rappresentative a livello locale. Tra le iniziative proposte dalla Consulta al Governo c’è quella della patente a punti. Con la sua introduzione, il 30 giugno 2003[2], lo scenario attuale riguardo la sicurezza stradale è mutato pur se non nelle dimensioni sperate. Nello stesso 2003 il numero delle vittime è infatti diminuito di oltre il 10% rispetto al 2002, con un numero totale di incidenti inferiore del 6%. Secondo i dati della Polizia Stradale, invece, nei primi mesi del 2005 si è registrata, rispetto allo stesso periodo del 2004, una flessione generale degli incidenti di circa il 5% (-1,3% dei morti e -4% dei feriti). Tuttavia non si è purtroppo notata una positiva inversione di tendenza nella mortalità giovanile: i decessi avvenuti nella fascia d’età 15-29 anni rappresentano infatti quasi un terzo del totale dei decessi avvenuti per sinistri, che sono in Italia una delle prime cause di morte tra i giovani.
L’alto numero di decessi per incidenti stradali nelle fasce d’età giovanili dimostra come, oltre ai rischi di per sé esistenti sulla strada, rivestano una componente importante l’inesperienza, la scarsa conoscenza delle norme di sicurezza stradale e, in parte, uno scarso senso di responsabilità. Solo fino a pochi anni fa ad un ragazzo minorenne era consentito guidare il motorino senza la necessità di alcun tipo di patente. Una tale assenza di regolamentazione permetteva a tutti i ragazzi di gettarsi nel traffico caotico delle grandi città senza la necessaria consapevolezza del pericolo e senza alcuna conoscenza del codice stradale. L’obbligo del patentino per i ciclomotori ha così permesso di insegnare ai giovani le regole fondamentali per "sopravvivere" sulla strada. A tal proposito sono ormai diversi anni che l’Aci[3] (e non solo essa) propone l’inserimento dell’educazione stradale tra le materie scolastiche. Solo una giusta informazione all’interno del contesto formativo dei ragazzi potrà contribuire a diminuire drasticamente il numero di decessi.
Non bisogna dimenticare poi, come spesso gli incidenti siano causati da un errato comportamento prima di mettersi alla guida. Le tristemente note stragi del sabato sera sono causate dall’abuso di alcol, droghe e da un’eccessiva stanchezza, che provocano nel guidatore un rallentamento dei riflessi, rendendo estremamente pericoloso guidare.
Di seguito andremo ad esporre dei modesti suggerimenti che, a parere dello scrivente, se ben applicati potrebbero aiutare a diminuire la pericolosità delle nostre strade, ed inoltre esporremmo delle particolari soluzioni tecniche già adottate in alcuni casi.
[1] L'attività della Consulta Nazionale per la Sicurezza stradale è prevista nei Principi generali del Piano Nazionale per la sicurezza stradale, adottato con Decreto del Mnistro de Lavori Pubblici del 29 marzo 2000 – pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 85 del 11-04-2000, ed istituita in base all'Accordo di Collaborazione CNEL - Ministero delle Infrastrutture il 22 gennaio 2001.
[2] Decreto legge 27 giugno 2003, n. 151 - Modifiche ed integrazioni al codice della strada - GU n. 149 del 30 giugno 2002 in vigore dal 30 giugno 2003.
[3] L'Automobile Club d'Italia dagli inizi del secolo scorso ha seguito l'evoluzione del fenomeno automobilistico divenendo il punto di riferimento del mondo motorizzato italiano. L'ACI trae le sue origini dalla istituzione nel 1898 dell'Automobile Club di Torino che, nel 1904, assume la denominazione di Unione Automobilistica Italiana allo scopo di favorire lo sviluppo dell'automobilismo in Italia, di associare gli automobilisti e di organizzare soprattutto manifestazioni sportive. La fondazione, nello stesso periodo, di altri Automobile Club a Firenze, Milano, Genova, rende necessario costituire un unico interlocutore tra Stato ed utente della strada che, senza essere influenzato da interessi settoriali, sia rappresentativo dell'Italia anche presso le associazioni che già si erano formate all'estero. Nasce, così, il 23 gennaio 1905, con l'approvazione del primo Statuto e regolamento CSAI, l'Automobile Club d'Italia, ente nazionale con sede temporanea a Torino.
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