giovedì 8 gennaio 2009

La norma è efficace quando trasmette valori Anche sulla strada

Che cosa pensa un ricercatore sociale delle norme, delle leggi? Provo a rispondere a questo interrogativo sulla base di diverse indagini, anche con un occhio alla normativa riguardante i comportamenti dei guidatori. Il primo valore di una norma non è tanto quello di imporre o di vietare determinate azioni. È, invece, quello assai più importante di trasmettere valori non personali ma sociali. Un esempio: le aree di parcheggio destinate ai disabili non si limitano a destinare loro spazi dedicati ma raccontano dei diritti dei più deboli, meritevoli di una tutela speciale da parte della collettività. In effetti, oltre a favorire un servizio ai portatori di handicap, insieme ad altre leggi spingono a riflettere su un fatto cruciale: non è vero che abbiamo tutti gli stessi diritti in quanto cittadini, dal momento che alcuni devono godere di tutele speciali (più in generale, la vera democrazia mira a ridurre il peso delle diseguaglianze). Lo stesso vale per l’obbligo, che ancora da troppi adulti è disatteso, di proteggere i neonati e i bambini sino ad una certa età con appositi seggiolini di sicurezza dotati di cinture ad hoc. Ancora una volta la legge, i messaggi luminosi nei percorsi autostradali, i consigli della Polstrada e di alcuni (purtroppo solo alcuni) corpi di Polizia locale ci obbligano a comportamenti prudenti e prevedono sanzioni per chi non li attiva e specialmente svolgono un ruolo educativo, ricordandoci che – tra i nostri obblighi primari biologici e culturali – c’è anzitutto la difesa dei cuccioli dell’uomo. Secondo il sociologo (e non solo) tale funzione etica è propria delle migliori legislazioni e della migliore giurisprudenza, purché le prime siano essenziali, chiare, rilevanti (è controproducente fare troppe norme, troppo confuse, incomprensibili ai più) e la seconda sia articolata in sentenze oneste, intellegibili, aggiornate, anche evolutive ma non tradenti il cosiddetto spirito della legge’. Che cosa c’entra in particolare tutto ciò con la benemerita attività della Polizia della strada? C’entra, eccome. Anzi, c’entra tre volte. Anzitutto i cittadini perbene, quelli dotati di una viva cultura della responsabilità, commettono meno infrazioni e reati gravi, per cui finiscono meno sotto le grinfie’ della Stradale e sotto la mannaia dei tribunali. Poi, lo stesso agente di pattuglia in divisa sa che non basta comminare la sanzione a chi non rispetta il Codice della strada, ma – se appena è possibile – fa bene a spiegare la ratio, il valore della norma, svolgendo con ciò un’utile azione di prevenzione e di vera e propria educazione del cittadino (per un futuro migliore di tutti noi le multe, i punti o le patenti tolte, lo stop al veicolo, ecc. non bastano se non cresce la civiltà della strada e la più generale civiltà del vivere insieme). Infine, l’analisi sin qui sunteggiata esalta la funzione delle Forze dell’Ordine ovunque dislocate: individuatrici dei reati, a volte comminatrici di sanzioni oppure rinvianti alla magistratura, sempre – se adeguate – espressione non di interessi particolari ma di princìpi universali codificati e democraticamente approvati.
*Sociologo, presidente di AstraRicerche

Da Il Centauro n.126 dal sito www.asaps.it

Nessun commento: