lunedì 2 maggio 2011

I falsi miti sugli incidenti stradali

I FALSI MITI - Oltre all’ impegno calante c’è una mancanza di informazione che coinvolge politici e media, e che lascia gli automobilisti, che maggiormente potrebbero risolvere il problema, alla generica, onnipresente e totalmente inutile raccomandazione alla prudenza. Nascono così i miti: cercheremo con l’aiuto delle statistiche di smascherarne i dieci principali.

Le autostrade sono le strade più pericolose.

Le autostrade contribuiscono a non più del 10% dei morti in incidenti stradali. Il resto invece viene equamente distribuito tra strade extraurbane e strade urbane. Le strade più pericolose (quelle per cui si ha un tasso di morti per incidente più alto) sono le extraurbane dove spesso si hanno velocità simili a quelle autostradali ma nessun guardrail a dividere le due corsie (l’80% dei morti avviene su strade di questo tipo). Chi quindi mette le cinture di sicurezza solo in autostrada farebbe bene ad allacciarle anche quando sta a due passi da casa.

Gli incidenti mortali avvengono soprattutto di notte.

Le ore peggiori per gli incidenti mortali sono quelli del ritorno a casa dopo lavoro (dalle 16 alle 19) con una frequenza di morti che è quasi tre volte quelle delle ore della notte. È vero invece che il tasso di mortalità è più alto ma il numero dei veicoli che si muove è molto molto più basso. Il problema dei morti sulle strade è dovuto soprattutto alle stragi del sabato notte. Nelle notti di sabato del 2006 si sono avuti 148 morti, pari ad appena il 2% di tutte le vittime della strada. In particolare anche contando le vittime delle notti del week end non si arriva a quelle delle notti degli altri giorni della settimana. Il fenomeno quindi, strombazzato da tutti i media, è molto meno rilevante di quanto si creda.

I morti negli incidenti stradali sono dovuti soprattutto agli scontri frontali.

Gli scontri frontali sono stati responsabili nel 2006 di 893 morti ma non sono la causa maggiore. Molto di più lo sono stati quelli frontali laterali (di fatto dovuti ad attraversamenti di incroci) e quelli legati alla fuoriuscita di un veicolo isolato. Ciò è dovuto anche al fatto che molte delle protezioni moderne (airbag, cinture, ecc.) si sono concentrate sui rischi frontali.

Gli incidenti avvengono soprattutto al SUD dove i guidatori sono più indisciplinati.

Guardando alle regioni con il più alto numero di morti si vede subito che al primo posto c’è la Lombardia con 877 (uno ogni 11.000 abitanti o uno ogni 8500 veicoli circolanti) vittime che stacca Lazio (575, uno ogni 9630 abitanti o 8400 veicoli), Veneto (553, uno ogni 8730 abitanti o 6700 veicoli) ed Emilia Romagna (539, uno ogni 7930 abitanti o 6600 veicoli). La Campania (324, uno ogni 18000 abitanti o 13200 veicoli) ha un tasso per veicoli circolanti e abitanti che è quasi la metà delle altre ed è preceduta in valore assoluto anche da Puglia (409, uno ogni 10000 abitanti o 6700 veicoli), Piemonte (404, uno ogni 10000 abitanti o 8700 veicoli), Sicilia (383, uno ogni 13000 abitanti o 10400 veicoli) e Toscana (353, uno ogni 10400 abitanti o 9800 veicoli), dimostrando per assurdo di essere una delle regioni più sicure. Ma ancor più significativo (prendendo Napoli come la città simbolo dell’indisciplina) è che vi siano più vittime nella provincia di Brescia (163) che in quella partenopea (148) nonostante quest’ultima abbia una popolazione e un parco veicoli circolante di ben 2,5 volte superiore. È evidente quindi che, o la repressione dei comportamenti indisciplinati non serve (che è assurdo) oppure che di fronte ad un fenomeno così diffuso di illegalità anche la repressione (percepita più alta al nord) in realtà è molto limitata e non incide che in maniera bassissima sulla prevenzione degli incidenti mortali.

I vecchi causano molti incidenti.

Se si vanno a considerare l’età dei conducenti morti in seguito a incidente si scopre che si hanno più incidenti in cui sono coinvolti minori di diciotto anni che maggiori di ottanta. In questo ambito non vanno dimenticati i molti, i troppi bambini o ragazzi che muoiono a bordo di un motorino o un’auto che, in base all’età, non potrebbero guidare.

I pirati della strada fanno strage di bambini.

I pedoni rappresentano un nerissimo capitolo nell’analisi degli incidenti stradali. I morti sono 758, (più delle vittime del lavoro decurtate di quelle morti in incidenti stradali) praticamente due al giorno. Se quindi per televisione sentiamo parlare di un pedone falciato dobbiamo pensare che ce ne è stato un altro di cui non si è parlato e due il giorno prima e così via. Ma il fenomeno riguarda in minima parte i bambini (il 5% ha meno di 15 anni, il 10% meno di 30) quanto piuttosto gli anziani visto che il 50% ha più di 70 anni.

L’elevata velocità è la causa principale degli incidenti.

Secondo le statistiche si possono imputare all’alta velocità solo il 12% degli incidenti (1 su 8). Invece le cause maggiori (rispettivamente per il 17 e il 15%) sono rappresentate dal non rispetto delle precedenze e dei semafori (da qui il valore altissimo di morti per scontri laterali) e la guida distratta (incrementata moltissimo dall’uso dei cellulari per telefonare o, come ci insegna Cassano, per inviare SMS mentre si è alla guida).

La sicurezza costa moltissimi soldi.

È vero il contrario, che gli incidenti, oltre al dolore per i congiunti, provocano altissimi costi sociali. La stima per il 2005 parla di 34 miliardi di euro pari a 306 euro pro capite. Un investimento che portasse ad una riduzione del solo 10% degli incidenti sarebbe pari al taglio della scuola che ha reso così impopolare la Gelmini. Tra le tante possibilità ce ne potrebbero essere una banalissima, come l’adozione, per tutte le auto dell’impianto viva voce per i cellulari (poche decine di euro per ridurre gli incidenti di quel tipo) o una molto consistente come l’incentivo a passare a un’auto più sicura e il divieto di usare quelle vecchie che non passano un certo grado della norma EURO NCAP. Si fa per l’inquinamento, si dovrebbe fare anche per la sicurezza ma si può star sicuri che l’argomento non sarà minimamente toccato nella finanziaria (se non magari per aumentare l’entità delle sanzioni).

Gli italiani sono dei bravi guidatori anche se indisciplinati.

Non tutti gli italiani sono indisciplinati ma quasi tutti sono ignoranti. Ad esempio pochissimi sanno che da quasi vent’anni vige l’obbligo di indossare anche le cinture posteriori così come poche mamme immaginano di appoggiare il loro piccolo a pochi centimetri da una carica esplosiva quando lo portano in braccio davanti all’airbag. In questo i media hanno un ruolo fondamentale: se oggi sappiamo sempre, ad ogni incidente, se il guidatore era ubriaco (causa questa importantissima di incidente) non si dice mai se un motociclista morto indossava il casco o se i bambini vittime dell’incidente erano assicurati ai passeggini o, come spesso accade, venivano lasciati sui sedili di dietro pronti a essere spediti come siluri contro il parabrezza in caso di frenata brusca o incidente. Visto che la tivù supplisce all’educazione suscitando tante paure collettive piacerebbe forse vedere una intervista alla mamma in lacrime per aver tenuto un bambino in braccio durante la tremenda frenata o colui che si porta per sempre il rimorso di una moglie deceduta per aver rallentato repentinamente, in autostrada, per vedere l’incidente sulla corsia opposta.

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