lunedì 31 maggio 2010

«Può accadere a te»: ecco perchè rispettare il limite salva le vite

MILANO - Rispettate i limiti di velocità, soprattutto in città, dice Nick Foreman, medico inglese, che racconta sul British Medical Journal (BMJ) in maniera accorata, quello che gli è successo. Con i suoi due figli, stava andando in auto a riprendere la moglie in stazione, e all’improvviso, comparendo dal nulla, un bambino gli ha attraversato la strada, seguito da una donna che cercava di fermarlo. L’impatto è stato inevitabile.

IL RACCONTO - Il racconto sul BMJ, significativamente intitolato «Può accadere a te», è anche un dettagliato resoconto di quello che è il vissuto emotivo in queste situazioni. Un attimo prima dell’incidente, quando vede il bambino tagliare la strada davanti alla sua auto, Nick è più sorpreso che spaventato. Frena con tutte le sue forze, ma il bambino, e subito dopo la donna, volano per aria, fermandosi alcuni metri più avanti. Nick scende dalla macchina, lasciata con il motore acceso e la portiera aperta, e il bambino, che ha una giacca a vento, gli sembra come un mucchietto di vestiti, dal quale si alzano pianti e lamenti. Subito cominciano ad arrivare persone. Superando il momento iniziale di totale spaesamento, il medico cerca il cellulare e chiama i soccorsi sanitari, notando l’irrealtà causata dalla discrepanza tra la sua condizione di panico e la voce calma dell’operatore al telefono. Poi si avvicina ai due feriti, ma è paralizzato, si sente incompetente, non riesce a mettere in atto nessun atto medico, se non accertarsi che le vittime non siano mosse in maniera maldestra. Ora la dinamica dell’incidente gli è più chiara: il bambino deve essere spuntato di corsa da una stradina laterale, e la donna lo inseguiva per fermarlo, invano.

STATO CONFUSIONALE - Intanto il traffico si è fermato in tutte e due le corsie della strada, ora la gente è molta. Un testimone gli si avvicina e dice: «Io ho visto tutto. Il bambino è corso di fronte alla sua auto – lei non avrebbe potuto fare niente…». Sono parole molto importanti. Adesso Nick si ricorda dei suoi figli seduti sul sedile posteriore dell’auto, va verso di loro, che stanno piangendo, e prova a rassicurarli, ma sa di parlare senza nessuna convinzione. Passa del tempo che sembra lunghissimo, in attesa dei soccorsi, Nick, ancora confuso. telefona alla moglie: «Mi è capitata una cosa terribile…»… lei intuisce la serietà della situazione e cerca di capire dove è successo l’incidente, gli dice che lo raggiungerà subito in taxi.

ARRIVANO I SOCCORSI - Sono passati setto-otto minuti, quando arriva finalmente un operatore sanitario del soccorso, fuori servizio, che comincia a prendere il controllo della situazione, poi, in rapida sequenza arrivano la polizia, una squadra di soccorso sanitario nell’auto medica e l’ambulanza. I feriti vengono caricati sulle barelle, la polizia fa sedere Nick nella sua auto e comincia a raccogliere testimonianze. Arriva anche il padre del bambino, che è gentile e lo rassicura, dicendo che gli sembra che il piccolo non si sia fatto realmente male. Parte l’ambulanza, i poliziotti segnano strisce di gesso sull’asfalto, arriva la moglie di Nick con il bagaglio in mano, lo abbraccia, gli parla. Tutto questo avviene attorno a Nick, che appare però ancora completamente frastornato. La moglie porta via i bambini a casa, lui viene accompagnato alla centrale di polizia, per essere sottoposto al test dell’alcol, risultato negativo. Lì gli dicono che tutte le testimonianze confermano che si è trattato di un incidente senza alcuna responsabilità da parte sua, ma Nick sembra non riuscire a smettere di tremare. Forse nella centrale di polizia è freddo. Finalmente un agente di polizia lo accompagna a casa e durante il tragitto prova a calmarlo e rassicurarlo.

LA TELEFONATA - Il giorno dopo, sarà lo stesso agente a telefonargli per dirgli che il bambino e la donna, che è sua zia, sono tornati a casa senza fratture né lesioni, solo con alcune ammaccature. La telefonata più bella è proprio quella della zia del bambino. Conferma che stanno bene e lo ringrazia perché andava così piano. È stato quello l’elemento decisivo che ha fatto sì che non sia successo nulla di grave. Nick le fa invece i complimenti per il suo coraggio, per essersi praticamente buttata sotto l’auto, per cercare di salvare il bambino.

RISPETTARE IL LIMITE - «Allora, cosa mi ha insegnato questa esperienza?» si chiede Nick sul BMJ. «È facile superare il limite di velocità, e grazie a Dio in questa occasione io non lo stavo superando. Né stavo trafficando con il cellulare, il navigatore o il lettore CD… Stavo probabilmente andando a 20 miglia all’ora (poco più di 32 chilometri all’ora) al momento dell’impatto, e forse adesso sarete d’accordo con me che questo dovrebbe essere il limite di velocità nelle aree abitate».

Danilo di Diodoro
31 maggio 2010 da www.corriere.it

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