lunedì 22 giugno 2009

Incidenti stradali: 39 mila morti in Ue

BRUXELLES - Strage nell'Unione europea: 39 mila persone sono morte nel 2008 per incidenti stradali (il dato italiano però è l'unico sui 27 Paesi Ue a non essere disponibile per il 2008). Rispetto al 2007 il calo è dell'8,5%. Bene, ma non benissimo perché l'Unione europea si era data come obiettivo per il 2010 la riduzione alla metà delle vittime rispetto al 2001 (quando si è toccò la cifra record di 54.400 vittime), e per raggiungere questo risultato occorre un calo medio annuo del 7,4%, mentre nel periodo preso in considerazione la diminuzione media annua è risultata solo del 4,4%.

ITALIA - I dati sono contenuti nello studio pubblicato dal Consiglio europeo della sicurezza dei trasporti (Cest) presentato alla conferenza sulla sicurezza a Bruxelles. Secondo il Cest, con un calo medio annuo del 4,4% occorreranno sette anni in più del previsto per raggiungere il traguardo sperato. Anche se i dati italiani del 2008 non erano disponibili, rispetto al 2001 si stima che i morti sulla strada siano diminuiti di oltre il 30%, una riduzione che porta l'Italia tra le nazioni europee più virtuose.

DATI - I miglioramenti più significativi spettano a Lussemburgo, Francia e Portogallo con una riduzione di quasi la metà delle vittime (-47%) seguiti da Spagna (-43%), Belgio (-38%) e Germania (-36%). Forti progressi anche da Estonia e Lituania con -33%, Slovenia (-27%) e Lettonia (-25%). Al contrario, le strade di Bulgarie e Romania nel 2008 sono diventate più pericolose. Nella Ue, 79 persone per milione di abitanti hanno perso la vita in un incidente stradale nel 2008, rispetto ai 113 del 2001. Le statistiche includono le persone morte sul colpo, ma anche quelle decedute entro un mese dall'incidente. Cifre alte, ma inferiori a quelle americane, che registrano una media di 122 morti sulla strada per milione di abitanti. Le strade più sicure - secondo il rapporto del Cest - sono quelle di Svezia, Olanda e Gran Bretagna insieme alla Svizzera dove la media delle vittime è di 50 ogni milione di abitanti.


22 giugno 2009 da www.corriere.it

mercoledì 10 giugno 2009

Polizia, allarme rosso per gli incidenti stradali

Riconoscono al buio il crepitio di un AK 47, il tonfo sordo dei colpi di una Beretta. Ma i poliziotti dovrebbero imparare a temere di più il rombo del 5 cilindri della Fiat Marea, la loro macchina d'ordinanza: il rischio più grave sono gli incidenti stradali.

Dal 2000 a oggi 51 agenti - su 74 vittime totali - sono morti proprio su strada. Quindi più dei conflitti a fuoco o di qualsiasi altra cosa i poliziotti sono vittime del fatto che non indossano le cinture di sicurezza, del pietoso stato di manutenzione delle Marea da 200 mila km (in media) e del fatto che nessuno viene più preparato alla guida veloce con appositi corsi in pista.

L'incredibile dato arriva dall'inchiesta pubblicata sul Centauro di giugno, la rivista dell'Asaps, associazione amici polizia stradale. Ma quanti di questi agenti si sarebbe potuti salvare se solo avessero indossato le cinture di sicurezza? "Probabilmente molti - spiega Giordano Biserni, presidente dell'Asaps - perché spesso le "divise" non le indossano ritenendole d'impaccio per una possibile fase operativa. Inoltre l'elevata velocità, in emergenze per servizio, sarebbe meglio gestita in termini sicurezza dopo un'apposita formazione con corsi di guida sicura, che una volta si facevano ma che nel tempo si sono persi. A noi preme - continua Biserni - la sicurezza di tutti, quindi anche degli agenti e la perdita di una vita non in un conflitto a fuoco, ma in un drammatico incidente stradale non ci consola di più. Anzi, ci fa ancora più rabbia"

In ogni caso una cosa è certa: il 70% dei casi un poliziotto perde la vita in un incidente stradale. E stupisce come nessuno si ponga il problema se una piccola associazione di volontari sia l'unica che solleva un problema tanto grave: anche queste sono morti bianche e non si può negare che un uomo o una donna in divisa siano lavoratrici e lavoratori come tutti gli altri. "Ma quando un difensore dello Stato ci lascia la vita - spiegano all'Aspas - non è sempre detto che l'evento che ha cagionato un esito letale non debba essere studiato a fondo per evitarne una dolorosa ripetizione. Prendiamo il caso di uno spericolato inseguimento: è sempre necessario correre a rotta di collo per fermare un sospetto?".

Torniamo quindi ai numeri: in quei 51 agenti (68,9% di poliziotti) che hanno perso la vita in incidenti stradali sono compresi sia gli eventi occorsi durante l'espletamento dei servizi d'istituto (28 morti, il 37,8% del totale) che quelli in itinere (23 decessi, 31,1%).
Su 51 incidenti stradali in 28 casi lo scontro mortale è avvenuto in auto, in 11 sinistri l'agente era in moto. Sono stati invece 12 i poliziotti travolti e uccisi sulla strada mentre erano operativi per soccorrere persone o per effettuare rilievi di un precedente sinistro.
(26 maggio 2009) da www.repubblica.it

Incidenti stradali, muore un ciclista al giorno

Ogni giorno sulle strade italiane perde la vita un ciclista: come se ogni anno «sparissero» due gruppi del Giro d'Italia. A lanciare l'allarme è un'inchiesta pubblicata su «Il Centauro» di maggio, periodico dell'associazione amici sostenitori polizia stradale (Asaps). Secondo la ricerca nel 2007 (anno al quale si riferiscono gli ultimi dati ufficiali dell'Istat) nel nostro paese si sono verificati 15.713 incidenti che hanno visto coinvolte delle bici, per un drammatico bilancio di 352 ciclisti morti e di 14.535 feriti, in media 40 al giorno: l'82% delle vittime (289) sono uomini e il 18% (63) donne.

Rispetto a due anni prima, la mortalità è cresciuta dell'11 per cento. Non solo: la percentuale dei ciclisti fra le vittime della strada è salita dal 5,3% del 2004 al 6,9% nel 2007, quella dei feriti dal 3,7 al 4,5 per cento. Sempre nel 2007, sono stati 12 (11 maschi e 1 femmina) i morti under 14, mentre le vittime fra gli over 65 sono invece 170 (141 maschi e 29 femmine).

Le regioni che contano più vittime restano Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, quelle di tradizione ciclistica e con più pianura. Sugli incidenti ai ciclisti, segnala l'Asaps, «incide un traffico più intenso e meno attento verso questa categoria di utenti della strada, con una parte di responsabilità anche degli stessi ciclisti, spesso inosservanti delle più elementari regole della circolazione che vigono anche per loro ma vengono interpretate in modo approssimativo e disinvolto». Per l'Asaps, inoltre, resta «insufficiente l'estensione, in molte regioni, di piste ciclabili». dal sole 24ore

Più sicurezza per i ciclisti Convegno dell’Upi alla fiera Suisse Pubblic

(ASAPS), 10 giugno 2009 – La sicurezza dei ciclisti è l’argomento che l’Upi, l’Ufficio prevenzione infortuni svizzero, ha affrontato in un convegno durante la giornata di apertura della fiera Suisse Pubblic a Berna (9 giugno). La statistica degli incidenti rivela che ogni anno, sulle strade svizzere, 900 ciclisti vengono feriti gravemente e 40 perdono la vita nella circolazione stradale. Da un confronto su scala europea emerge che le strade svizzere sono tra le più sicure. Se però si considera la sicurezza dei ciclisti, i valori sono assai inferiori e si situano nella media. Ogni anno si registrano 60.000 incidenti che coinvolgono ciclisti, di cui 30.000 sulla strada. L’Upi, e le organizzazioni partner, si adoperano affinché i ciclisti facciano sistematicamente uso di un equipaggiamento adeguato. I dispositivi di protezione individuale, in particolare il casco, contribuiscono a ridurre la gravità delle ferite, ma non possono certo impedire gli incidenti. Spesso per raggiungere l’obiettivo di una maggiore sicurezza sono determinanti anche piccoli interventi. Nella sua relazione Niklaus Schranz, dell’Ufficio federale delle strade (USTRA), ha presentato una serie di elementi che garantiscono la sicurezza delle infrastrutture ciclistiche nei Comuni, dal tracciato alla costruzione, dall'esercizio alla manutenzione delle strade. Anche l’educazione riveste un ruolo importante. Da tempo l’Upi promuove l’introduzione di un’educazione stradale istituzionalizzata per gli allievi delle scuole elementari e medie (dal 1° al 9° anno). L’esempio della Gran Bretagna mostra che i corsi di bicicletta, purché ben concepiti, possono avere un effetto positivo sui bambini. Christoph Müller, esperto di sport presso l’Upi, ha presentato al convegno un progetto di corso che verrà proposto in alcune scuole pilota nell'area di Berna durante l'anno scolastico 2009/2010. Lo scopo è di raccogliere esperienze per mettere a punto un’offerta utile ed efficace a lungo termine. La bicicletta non è solo un mezzo di trasporto, è anche un'attrezzatura sportiva. Il mountain bike sta diventando un fenomeno di massa. Quasi ovunque, anche nei posti più impensabili, si trovano percorsi più o meno segnalati. Spesso questi itinerari non tengono conto delle esigenze di sicurezza, come ha spiegato Samuel “Noodlez” Hubschmid, grande asso del rampichino, nella sua presentazione. Il manuale dell'Upi per la realizzazione di percorsi di mountain bike, redatto dall'esperto Laurens van Rooijen e presentato al convegno, fornisce un ulteriore contributo per migliorare la sicurezza. (ASAPS)da www.asaps.it

Semafori col “giallo” invisibile: si può chiedere il rimborso e la restituzione dei punti

(ASAPS) 10 giugno – Dopo le polemiche sui “gialli” troppo corti ai semafori arriva la notizia che si potrà chiedere il rimborso, ma esclusivamente se sarà provata la mancanza di omologazione dei T-Red. Attualmente, infatti, chi avesse preso una multa proprio in uno dei semafori “incriminati”, non può fare nulla, questo perché la magistratura competente non si è ancora pronunciata in merito. Bisogna, però, fare una distinzione: l’indagine di Milano, sino ad ora, non ha messo nel mirino gli accertamenti, bensì l’esistenza di appalti truccati per la fornitura dei T-Red. La magistratura di Verona, invece, nell’ambito della medesima inchiesta, sta indagando sui medesimi dispositivi anche da un punto di vista della regolarità dell’omologazione. Quindi, solo nel caso si accertasse il difetto dell’assenso del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, gli accertamenti potrebbero essere dichiarati illegittimi. In tale ipotesi per ottenere la restituzione dei punti della patente e per riavere la somma pagata a titolo di sanzione amministrativa, occorrerà rivolgersi all’organo accertatore presentando apposita istanza. Nel caso in cui si ricevesse una risposta negativa, allora si potrà ricorrere in sede giurisdizionale per vedere riconosciuti i propri diritti. In quest’ultimo caso, però, il fai da te non va bene, ma è necessario rivolgersi ad un professionista per farsi assistere nel relativo procedimento. (ASAPS)da www.asaps.it