martedì 26 ottobre 2010

Microcar, nuova inchiesta sui rischi

Una perizia accusa, e la procura di Roma interviene: sicurezza al di sotto degli gli standard minimi e rischi per guidatori e passeggeri. L'episodio al centro del documento riguarda la morte di una ragazza romana di VALERIO BERRUTI

ROMA - Stavolta le microcar rischiano davvero. A metterle nel mirino è infatti la procura di Roma in seguito ad una delle perizie tecniche effettuate dopo gli ultimi incidenti mortali avvenuti nella capitale. Motivo? Il più scontato di tutti, la sicurezza. Che nel caso delle microcar sarebbe addirittura al di sotto degli standard minimi adottati per le normali automobili. Facile immaginare, dunque, gli altissimi rischi che corrono i giovanissimi guidatori.

L'episodio che ha fatto scattare l'allarme riguarda la morte di una giovanissima ragazza romana, che lo scorso 12 aprile, nel comprensorio dell'Olgiata, alla periferia nord di Roma, si è schiantata con la sua microcar contro un pulmino. La perizia, stilata subito dopo l'incidente e firmata dal professor Alessandro Michelon, rappresenta un durissimo atto di accusa nei confronti delle microcar, sempre più diffuse tra i quattordicenni, soprattutto nelle grandi città. E che potrebbe portare i magistrati incaricati a chiedere un provvedimento per ottimizzarne la sicurezza.

Vediamo, allora, nel dettaglio di cosa si tratta. Si comincia dalla guida che nel caso di queste "vetturette" diventerebbe molto pericolosa su strade appena "spruzzate" dalla pioggia, rendendole assolutamente instabili e molto difficili da controllare. La perizia, infatti, ha fissato in 32 chilometri orari il limite di velocità oltre il quale la piccola vettura può diventare pericolosa se la strada è "appena" bagnata dalla pioggia. La giovane rimasta vittima dell'incidente, al momento dell'impatto viaggiava a 40 chilometri orari, peraltro entro i limiti imposti in quel tratto, ma la sua microcar ha sbandato proprio a causa della strada resa viscida dalla pioggia scontrandosi frontalmente con un pulmino. A prescindere dalle responsabilità penali, che dovranno essere individuate dal pm, il perito sostiene che l'impatto pur non essendo avvenuto a velocità eccessiva ha tuttavia provocato effetti devastanti.

Sotto accusa ci sono poi i materiali con cui le microcar vengono costruite. Sono fragili e leggeri, soprattutto per rispettare le norme sull'omologazione, che impongono per questi veicoli un peso massimo di 350 chili. Nonostante questo, i dispositivi di protezione dell'abitacolo risultano del tutto inefficaci e sperimentati con crash test, spesso effettuati senza nemmeno l'utilizzo dei manichini. A fare qualcosa di più serio ci ha pensato qualche tempo fa l'associazione tedesca dell'automobile (Adac) che ha sottoposto ad un crash test frontale una microcar e un'utilitaria. Dopo l'impatto, avvenuto a 40 chilometri orari, la bocciatura per la vetturetta è stata totale. La ruota, la sospensione e l'intero gruppo cambio-motore sono penetrati nella cabina, mentre il montante del parabrezza è arretrato di 10 centimetri. Potrebbe sembrare incredibile, ma qualcosa di simile purtroppo è stato riscontrato anche dalla perizia sulla microcar romana. In questo caso è stato scoperto che il piantone dello sterzo è bloccato da un unico bullone che in caso di incidente può facilmente staccarsi, con effetti devastanti per il guidatore.

Di tutt'altro avviso, invece, Stefano Casalini, costruttore e presidente dell'associazione italiana dei quadricicli: "Non conosco la perizia ma il concetto di sicurezza delle microcar è all'interno della fascia di prodotto, cioè il ciclomotore. Quindi non sono sicure in senso assoluto ma questo è un tipo di sicurezza che non esiste. Certo, si può migliorare, ma questo anche sulle normali automobili".

la Repubblica.it 26.10.2010

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